Cassapanca , periodo Seicento, Piemonte , legno di noce, originale , da restaurare.

Dimensioni

174 cm x 62 cm        altezza 74 cm


La cassapanca Seicento è un mobile di arredamento per chi vuole rendere la propria abitazione raffinata, di gusto e con un mobile quale la cassapanca anche funzionale. Nei più famosi mercati di antiquariato  la sceltà è varia quanto vasta.

Per quanto riguarda le cassapanca Seicento novità tecniche il Rinascimento in buona parte conserva le acquisizioni che già furono note nel Quattrocento. Certamente, oltre a elaborare un complesso organigramma ornamentale apporta talune modifiche sostanziali anche alla struttura del mobile: la base a predella tende a scomparire da credenze, cassoni e letti in luogo di piedi ferini o a mensola, piani e cornici tendono a presentare perimetri stondati da eleganti modanature, lungo la cintura di credenze e tavoli per la prima volta ora trova sede il cassetto, che presenta incastri a vasca. I ripiani interni ai mobili ora sono fissati alle parti montanti a mezzo chiodature, poi celate nelle parti a vista da cornici passanti. Il concetto di metrica a forma tripartita favorisce l’applicazione di tre ordini di lesene e conseguentemente di tre ante, in luogo delle solite quattro o sei che caratterizzarono la mobilia dei periodi precedenti. Nella cassapanca  la fronte ora è in monoasse, prima era generalmente a tre segmenti incastrati entro catene montanti. Non si notano dissonanze di spessore tra il XV e il XVI secolo, ma di certo l’amore nella rinascenza per l’intaglio scultoreo rese il legno di noce di gran lunga il più utilizzato dai carpentieri e dai mastri d ascia. Intorno agli Anni Quaranta si osserva la prima comparsa di lastronature in radica sulla superfice a vista del mobile, dapprima diffusasi solo sulla fronte dei cassoni, a partire dal 1560-80, almeno per quanto concerne la produzione ligure, ne orna ogni svecchiatura.

Si è inoltre notato che nel mobile cinquecentesco già si utilizza olio cotto per simulare effetti di colorazione brunita.  Relativamente alla tecnica dell’intarsio alla certosina – il cui impiego si dilunga fino al quarto decennio del secolo – si osserva una maggiore attenzione nell’adozione delle leggi della prospettiva a visione centrale (perspectiva artificialis) con soluzioni che lasciano aperti sportelli e ante virtuali, destando l’impressione del casuale e del temporaneo. Vi si nota un elevato grado di astrazione, dove si rinuncia ad una vasta gamma cromatica in favore di poche sfumature coloristiche, in legno naturale o colorato in un bagno di olio di vetriolo o in acqua arsenicata. In genere, i fondi delle svecchiature se in rovere venivano tinte a effetto ebano in bagni di macero di canapa.